giovedì 16 settembre 2010
A Shanghai per l'Expo
Cari amici, vorrei mostrarvi qualche foto dei padiglioni dell'Expo e passarvi qualche suggestione ricavata dalla visita. Una prima sensazione inaspettata è che l'Expo è pieno di visitatori cinesi, di europei o occidentali in genere ce ne erano pochissimi (1 su 50). Questo è un vantaggio per le foto, perché non è necessario evitare i panzoni in sandali e calzoncini e la foto, anche se riprende della gente, ha comunque un aspetto "locale". I lavori che rimarranno alla fine sono il padiglione della Cina (uno zigurat rosso rovesciato), il Centro della cultura cinese (un'astronave tagliata al centro da una vetrata circolare) e tutta la risistemazione del lungo fiume, con giardini, strade e purtroppo lampioncini "cinesi". C'è una foto dove si vedono insieme queste tre cose. Il padiglione dell'Italia è, dal punto di vista architettonico, molto bello: una vera architettura. Ho capito in cosa consiste la peculiarità del cemento usato dall'Italimpianti che aveva fatto tanto scalpore: si tratta di piccoli fori in alcune zone del cemento stesso, da cui filtra di notte la luce dall'interno, creando un effetto "magico", che sembra sia piaciuto molto ai cinesi. L'interno è stato molto criticato perché sono state messe insieme varie nostre eccellenze in modo un po' raffazzonato, però devo dire che appare molto suggestivo e "ricco". C'è una foto con le sedie, che dà l'idea dell'allestimento "creativo". Le varie nazioni presentavano soprattutto un'immagine del loro paese come attrazione per il turismo, solo il Canada ha interpretato il tema dell'Expo in chiave architettonico/urbanistica, presentando dei progetti di sviluppo. Una serie di padiglioni orientali sono un po' folkloristici, come quello dell'India (budino colorato). Altri sono bizzarri (il riccio della Gran Bretagna), altri molto spiritosi (le casette escheriane dell'Olanda), altri azzardati (gli intrecci di paglia della Spagna) o molto seri (il padiglione della Germania che mi ricorda Liebeskind). Uno dei più belli è stato quello degli Emirati Arabi, l'ultimo della serie, che era risolto come due grandi dune, che mutavano di colore a seconda dell'ora del giorno in modo molto suggestivo. L'intervento architettonico più bello è un percorso pedonale, intelligentemente coperto da grandi vele bianche, data la calura, che accompagna l'itinerario esterno che accede alla strada. E' ritmato da grandi vasi/orecchie di cui non capisco la funzione, ma che sono molto belli.
E' stato nel complesso divertente e con gli amici ci immaginavamo orgogliosamente come potrebbe essere molto più bello, nel senso della sua ispirazione complessiva, quello di Milano se mai vedrà la luce, perché ce lo immaginiamo calato in una realtà vissuta, non così avulso da ogni riferimento culturale come è di fatto questo di Shanghai. Ce lo immaginiamo piccolo, colto e dotato di un senso, come ancora potrebbe essere nella nostra sinistrata Italia. Alla prossima. Anna
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